Gran parte del territorio italiano, almeno fino all'inizio del secolo scorso, non era altro che una vasta landa acquitrinosa e malsana, in balia di allagamenti e alluvioni. Se oggi in queste stesse zone vediamo cittadine popolose, aziende agricole e grandi industrie, dobbiamo dire grazie al grande lavoro delle bonifiche avvenuto ad opera di migliaia di operai volenterosi. Per capire meglio come si è svolto questo grande lavoro e quale valore rivesta ancora oggi, abbiamo deciso di visitare il Museo della Bonifica di Saiarino di Argenta, in provincia di Ferrara, ottimo esempio di ciò che è avvenuto decenni fa anche in altre zone d'Italia.


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IMPIANTO IDROVORO DI SAIARINO - ESTERNO - 



Perché alcuni territori necessitavano di una bonifica


Partiamo da una considerazione. Le montagne appenniniche sono formate da rocce più dure e da rocce più morbide, le argille, facilmente erodibili durante piogge prolungate. I corsi d'acqua provenienti dai monti trasportano questi detriti durante il loro viaggio verso il mare, ma, arrivando in pianura, dove rallentano la loro velocità, accade spesso che questi detriti si accumulino nell'alveo del corso d'acqua. Cosa accade, però, durante una piena importante? I fiumi, trovando lungo il loro cammino queste dighe naturali, rompono gli argini allagando la pianura e formando paludi e acquitrini.


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Per difendersi da queste piene, gli abitanti delle pianure decisero, col passare del tempo, di costruire argini sempre più alti trasformando alcuni di questi corsi d'acqua in fiumi pensili, che scorrono, cioè, ad un livello più alto del territorio circostante. Si arrivò a dividere il territorio in terre alte e terre basse: le terre alte sono ancora oggi quelle in cui le piogge scolano per gravità nei canali e quindi nei fiumi per sfociare nel mare, mentre le terre basse sono quelle poste ad un livello inferiore rispetto all'altezza degli argini e che non possono scolare l'acqua delle piogge naturalmente in qualche corso d'acqua. Capirete che se piove molto e l'acqua non riesce a scolare la terra si impantana.

Questo è proprio il problema dei territori attraversati dal fiume Reno in Emilia Romagna: gli argini del Reno sono alti 18 metri, ma le terre circostanti si trovano ad un livello di molto inferiore. Fino all'inizio del '900 queste zone erano paludose proprio perché l'acqua non riusciva a scolare nel fiume che scorreva troppo alto. Come fare a risolvere questo problema?

La costruzione dell'impianto idrovoro di Saiarino di Argenta


Durante la nostra visita al Museo della Bonifica di Argenta, guidati dal signor Sergio Stignani, abbiamo avuto modo di capire meglio in quale maniera magistrale si sia riuscito a risolvere il problema degli allagamenti nella pianura renana.

Grazie alla rivoluzione industriale dell'Ottocento, si pensò di sfruttare le idrovore meccaniche per sollevare l'acqua dalle zone basse e pomparla dentro i fiumi pensili riuscendo, così, ad asciugare i terreni in maniera artificiale.


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Come ci spiega la guida visitando il parco antistante il museo, iniziò nel 1914 un'opera colossale che portò alla realizzazione di 860 chilometri di canali e alla costruzione degli impianti idrovori di Saiarino e Vallesanta, tuttora perfettamente funzionanti. In quelle vaste pianure non c'era nulla, ma in pochi anni vennero installate una linea ferroviaria per portare via i detriti, una fornace di mattoni e una linea telefonica privata ad uso del Consorzio della Bonifica. Circa cinquemila operai, provenienti per la maggior parte dalle terre circostanti, scavarono a mano i canali prendendo il nome di 'scariolanti' perché, oltre alle braccia, potevano utilizzare solo la carriola per portare via la terra.


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TRENINO ORIGINALE USATO DURANTE I LAVORI


Durante la guerra ad un certo punto gli uomini furono costretti a partire, ma, al loro posto, vennero impiegati i prigionieri dell'esercito austroungarico. I lavori si conclusero nel 1925 con l'inaugurazione dell'impianto di Saiarino ad opera del re Vittorio Emanuele III.

Come funziona l'impianto idrovoro di Saiarino di Argenta


Per capire come funzioni un impianto idrovoro, la nostra guida ci accompagna all'interno della struttura vera e propria che, ricordiamo, è ancora perfettamente funzionante dal 1925. Un bellissimo salone in stile liberty, che colpisce per la sua eleganza, ospita le gigantesche pompe, capaci di sollevare 57 metri cubi di acqua al secondo. Come ci spiega il signor Sergio, a quel tempo non si costruivano solo cose utili, ma anche belle, capaci di durare nel tempo proprio come è avvenuto qui ad Argenta. Certo, oggi alle antiche strumentazioni si accompagnano dispositivi tecnologici più all'avanguardia, ma il grande lavoro viene fatto ancora tramite le pompe originali.


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SALA DELLE POMPE

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QUADRO ELETTRICO ORIGINALE


Ma come funziona l'impianto? Cercheremo di riassumere nella maniera più semplice possibile. Le pompe, quando vengono messe in funzione, riescono ad innalzare il livello delle acque provenienti dalle terre basse (4 metri sul livello del mare) fino a raggiungere la quota del fiume Reno che scorre pensile tra gli argini artificiali alti 18 metri. Nel caso in cui il Reno, però, superi la quota massima di 9,5 metri sul livello del mare, le acque della pianura vengono dirottate nelle vicine casse di espansione (simili a lagune) in attesa che le piene calino e il fiume possa ricevere queste ulteriori portate. Queste casse di espansione, che costituiscono un habitat unico per la flora e la fauna che ospitano, sono visitabili accompagnati da guide.


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LIMNIGRAFO ORIGINALE TUTTORA FUNZIONANTE


Il valore della bonifica oggi


Ogni anno la Bonifica Renana, attraverso i suoi 1880 chilometri di canali, gli impianti di sollevamento e le casse di espansione, consente il deflusso di 700 milioni di metri cubi di piogge proteggendo così le abitazioni, le strade e le attività del territorio. Se, per puro caso, gli impianti come quello di Saiarino non dovessero più funzionare, in soli sei mesi di piogge normali, metà della pianura bolognese tornerebbe palude. Capite ora l'importanza della bonifica e perchè venga richiesto un contributo da chi abita nelle zone bonificate?

C'è però un problema all'orizzonte. Con i cambiamenti climatici degli ultimi decenni e la cementificazione del territorio, gli impianti fanno fatica a smaltire l'acqua in eccesso. Quando ci sono piene improvvise anche le casse di espansione si riempiono e c'è il pericolo che si allaghino i territori circostanti. Ecco perché si cerca di fare un'adeguata manutenzione degli impianti e di costruire nuove casse di espansione in grado di immagazzinare l'acqua fino al momento di  farla defluire attraverso i fiumi fino al mare.

Come si svolge la visita al Museo della Bonifica di Saiarino di Argenta: informazioni utili


La visita al Museo della Bonifica inizia nel parco antistante il complesso dove sono esposte le prime macchine utilizzate nella bonifica delle paludi. Si prosegue entrando nella Sala delle Pompe dove si possono ammirare le sei pompe del primo '900 ancora funzionanti. L'esperienza continua all'interno della Centrale in cui avveniva la trasformazione dell'energia termica nell'elettricità necessaria per azionare le pompe.


MUSEO-BONIFICA-ARGENTA-SALA-ELETTRICITA


Il percorso museale include la visione di filmati e fotografie dell'epoca che illustrano il duro lavoro degli scariolanti nella realizzazione dei canali. Potrete ammirare dall'esterno anche le abitazioni che erano state costruite appositamente per gli operai della bonifica. Insomma, un viaggio nel tempo che vi farà apprezzare ancora di più l'immane lavoro che è stato fatto per bonificare queste terre.


MUSEO-BONIFICA-ARGENTA-OPERAI-AUSTROUNGARICI

MUSEO-BONIFICA-ARGENTA-SCARIOLANTE



Indirizzo:
Strada Saiarino 1, Campotto di Argenta (FE)

Apertura:
dal martedì alla domenica solo visite guidate (partenza ore 9 e ore 11). E' gradita la prenotazione.
Possibilità di aperture pomeridiane solo per gruppi di almeno 5 persone previa prenotazione. Chiuso tutti i lunedì non festivi, l'ultima settimana di dicembre, la prima di gennaio e la seconda e la terza di agosto.

Contatti: 
Consorzio della Bonifica Renana - Sergio Stignani (339/3743507)
Ecomuseo di Argenta (0532/808058)




2 commenti:

  1. Che articolo interessante! Non avevo idea di come funzionasse la bonifica, pensavo fosse un lavoro da fare una tantum, non qualcosa in perenne attività. Molto bello scoprire che i macchinari sono sempre quelli originali, davvero dovevano essere stati costruiti con cura immensa!

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    1. Grazie! Sono certa che piacerebbe anche a te visitare questo museo!! 😊

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