Gran parte del territorio italiano, almeno fino all'inizio del secolo scorso, non era altro che una vasta landa acquitrinosa e malsana, in balia di allagamenti e alluvioni. Se oggi in queste stesse zone della Pianura Padana vediamo cittadine popolose, aziende agricole e grandi industrie, dobbiamo dire grazie al grande lavoro delle bonifiche, un'opera titanica avvenuta ad opera di migliaia di operai volenterosi, noti come "scariolanti".
Per capire meglio come si è svolto questo immane lavoro e quale valore rivesta ancora oggi, abbiamo deciso di visitare il Museo della Bonifica di Saiarino di Argenta, in provincia di Ferrara. Questo luogo non è solo un museo, ma un impianto idrovoro storico tuttora perfettamente funzionante, e rappresenta un eccellente esempio di ciò che è avvenuto decenni fa in ampie zone d'Italia.
| IMPIANTO IDROVORO DI SAIARINO - ESTERNO - |
La Bonifica in Pianura Padana: Perché fu Necessaria
Partiamo da una considerazione fondamentale. I corsi d'acqua provenienti dagli Appennini trasportano detriti (soprattutto argille) verso il mare. Arrivando in pianura, la loro velocità rallenta, causando l'accumulo di questi detriti nell'alveo.
Cosa accade durante una piena importante? I fiumi, trovando lungo il loro cammino queste dighe naturali, rompono gli argini, allagando la pianura e formando paludi e acquitrini malsani.
Per difendersi, gli abitanti costruirono argini sempre più alti, trasformando alcuni corsi d'acqua, come il fiume Reno, in veri e propri fiumi pensili, che scorrono ad un livello superiore rispetto al territorio circostante. Si arrivò così a dividere il territorio in:
Terre Alte: dove le piogge scolano per gravità nei canali e nei fiumi.
Terre Basse: aree poste a un livello inferiore rispetto all'altezza degli argini dei fiumi, che non possono scolare l'acqua piovana naturalmente.
Questo era il problema cruciale dei territori attraversati dal fiume Reno in Emilia Romagna: gli argini del Reno sono alti anche 18 metri, ma le terre circostanti si trovano a un livello di molto inferiore. Fino all'inizio del '900, queste zone erano permanentemente paludose. La soluzione era una sola: sollevare artificialmente l'acqua!
L'Opera Colossale: La Costruzione dell'Impianto Idrovoro di Saiarino (1914-1925)
Durante la nostra visita al Museo della Bonifica di Argenta, guidati dal signor Sergio Stignani, abbiamo avuto modo di capire in quale maniera magistrale si è riusciti a risolvere il problema degli allagamenti nella pianura renana.
Grazie alla rivoluzione industriale dell'Ottocento, si pensò di sfruttare le idrovore meccaniche per sollevare l'acqua dalle zone basse e pomparla dentro i fiumi pensili, riuscendo così ad asciugare i terreni in maniera artificiale.
Come ci spiega la guida visitando il parco antistante il museo, nel 1914 iniziò un'opera colossale che portò alla realizzazione di ben 860 chilometri di canali e alla costruzione degli impianti idrovori di Saiarino e Vallesanta, tuttora perfettamente funzionanti.
In quelle vaste pianure, in pochi anni, vennero installate una linea ferroviaria, una fornace di mattoni e una linea telefonica privata ad uso del Consorzio. Circa cinquemila operai, provenienti per la maggior parte dalle terre circostanti, scavarono a mano i canali prendendo il nome di 'scariolanti' perché, oltre alle braccia, potevano utilizzare solo la carriola.
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| TRENINO ORIGINALE USATO DURANTE I LAVORI |
Durante la guerra gli uomini furono costretti a partire, ma, al loro posto, vennero impiegati i prigionieri dell'esercito austroungarico. I lavori si conclusero nel 1925 con l'inaugurazione dell'impianto di Saiarino ad opera del re Vittorio Emanuele III.
Come Funziona l'Impianto Idrovoro di Argenta: Acqua Sollevata e Fiumi Pensili
Per capire come funzioni un impianto idrovoro, la nostra guida ci accompagna all'interno della struttura vera e propria, che è ancora perfettamente funzionante dal 1925.
La Sala delle Pompe in Stile Liberty
Un bellissimo Salone in stile Liberty, che colpisce per la sua eleganza, ospita le gigantesche pompe originali, capaci di sollevare 57 metri cubi di acqua al secondo. Come ci spiega il signor Sergio, a quel tempo non si costruivano solo cose utili, ma anche belle, capaci di durare nel tempo, proprio come è avvenuto qui ad Argenta.
Certo, oggi alle antiche strumentazioni si accompagnano dispositivi tecnologici più all'avanguardia, ma il grande lavoro viene fatto ancora tramite le pompe originali del primo '900.
| SALA DELLE POMPE |
Il Meccanismo in Sintesi
Il funzionamento è ingegnoso e semplice:
Le pompe, quando vengono messe in funzione, riescono ad innalzare il livello delle acque provenienti dalle terre basse (4 metri sul livello del mare).
L'acqua viene sollevata fino a raggiungere la quota del fiume Reno che scorre pensile tra gli argini artificiali alti 18 metri.
In caso di piena estrema (se il Reno supera i 9,5 metri), le acque della pianura vengono dirottate nelle vicine casse di espansione (simili a lagune), in attesa che il fiume sia in grado di ricevere queste ulteriori portate.
Queste Casse di Espansione, oltre alla funzione idraulica, costituiscono un habitat unico per la flora e la fauna che ospitano, e sono visitabili con guide naturalistiche.
| LIMNIGRAFO ORIGINALE TUTTORA FUNZIONANTE |
Il Valore Attuale della Bonifica Renana e le Sfide del Clima
Ogni anno la Bonifica Renana, attraverso i suoi 1880 chilometri di canali, gli impianti di sollevamento e le casse di espansione, consente il deflusso di 700 milioni di metri cubi di piogge. Questo protegge case, strade e attività agricole nel territorio circostante.
Se, per puro caso, gli impianti come quello di Saiarino non dovessero più funzionare, in soli sei mesi di piogge normali, metà della pianura bolognese tornerebbe palude. Capite ora l'importanza vitale della bonifica e perché venga richiesto un contributo da chi abita nelle zone bonificate?
La Gestione del Rischio Climatico
C'è però un problema all'orizzonte: il cambiamento climatico. Con i fenomeni meteorologici sempre più intensi e la progressiva cementificazione del territorio, gli impianti faticano a smaltire l'acqua in eccesso.
Quando ci sono piene improvvise, anche le casse di espansione si riempiono, aumentando il pericolo di allagamenti nei territori circostanti. Ecco perché la Bonifica Renana si concentra sull'adeguata manutenzione degli impianti e sulla costruzione di nuove casse di espansione in grado di immagazzinare l'acqua fino al momento di farla defluire in sicurezza attraverso i fiumi fino al mare, mitigando il rischio idraulico.
Informazioni Utili per la Visita al Museo della Bonifica di Argenta
Una visita al Museo della Bonifica è un vero e proprio viaggio nel tempo, che vi farà apprezzare l'immane lavoro fatto per bonificare queste terre.
Il percorso museale include:
Parco Esterno: Esposizione delle prime macchine utilizzate nella bonifica delle paludi.
Sala delle Pompe: Ammirazione delle sei pompe del primo '900 ancora funzionanti.
Centrale: La struttura in cui avveniva la trasformazione dell'energia termica nell'elettricità necessaria per azionare le pompe.
Documentazione: Visione di filmati e fotografie dell'epoca che illustrano il duro lavoro degli "scariolanti".
Abitazioni Storiche: Possibilità di ammirare dall'esterno le case che erano state costruite appositamente per gli operai della bonifica.
Contatti, Indirizzo e Orari di Apertura
| Dettaglio | Informazioni |
| Indirizzo | Strada Saiarino 1, Campotto di Argenta (FE) |
| Apertura | |
| Orari Visite | |
| Gruppi | |
| Chiusure | |
| Contatti/Prenotazioni | Consorzio della Bonifica Renana - Sergio Stignani (339/3743507) / Ecomuseo di Argenta (0532/808058) |
| info@vallidiargenta.com | |
| Sito Web | www.vallidiargenta.org |






Che articolo interessante! Non avevo idea di come funzionasse la bonifica, pensavo fosse un lavoro da fare una tantum, non qualcosa in perenne attività. Molto bello scoprire che i macchinari sono sempre quelli originali, davvero dovevano essere stati costruiti con cura immensa!
RispondiEliminaGrazie! Sono certa che piacerebbe anche a te visitare questo museo!! 😊
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