Come sapete, attraverso il nostro blog desideriamo far conoscere quei luoghi del nostro Paese ancora poco conosciuti, ma che meritano senz'altro una visita per la loro bellezza o per la loro importanza a livello storico o culturale. 

Non tutti sanno, per esempio, che l'entroterra anconetano, nelle Marche, nasconde il centro minerario più grande d'Europa: la Miniera di zolfo di Cabernardi. Pensate che, nel periodo di maggiore attività, si arrivò ad estrarre da questo sito fino a 220 mila tonnellate di materiale.

Il Parco dello zolfo delle Marche dal 2005 si propone di valorizzare a livello culturale e turistico le miniere marchigiane perché, come scoprirete leggendo questo post, hanno tanto da raccontare e da insegnare alle nuove generazioni.


MINIERA-DI-CABERNARDI


La scoperta dello zolfo a Cabernardi


Ci troviamo a Cabernardi, a pochi chilometri dalle Grotte di Frasassi. A fine '800 questa era una zona povera delle Marche dove gli abitanti avevano spesso famiglie numerose e prevalentemente si occupavano di allevamento e agricoltura, settori poco remunerativi.

Attorno al 1870 un allevatore, cercando di abbeverare le sue bestie ad una pozza d'acqua, si accorse che queste non bevevano perché l'acqua emetteva un cattivo odore. Il pastore si avvicinò e, in effetti, percepì un forte odore di zolfo. A quel tempo lo zolfo era associato spesso al demonio, all'inferno. Il contadino pensò allora di avvisare il parroco del paese che, a sua volta, decise di chiamare un esperto per saperne di più.

In pratica si scoprì che, nel sottosuolo di Cabernardi, c'era una falda di minerale solforoso. Da quel momento in poi iniziò l'estrazione dello zolfo da parte di diverse aziende che si susseguirono nel tempo fino a quando la Montecatini nel 1917 acquistò a prezzo stracciato il sito minerario.


PLASTICO-MINIERA-CABERNARDI
Plastico Miniera di Cabernardi


Lo zolfo era un materiale che a quel tempo veniva utilizzato in moltissimi ambiti: in agricoltura, ma anche nell'industria chimica, bellica e cosmetica. Ed è così che Cabernardi diventò il sito minerario più grande d'Europa con 40 chilometri totali di gallerie. I pozzi che erano esterni scendevano fino al 13mo livello e da lì partivano altri due pozzi che arrivavano al 21mo livello ad una profondità di 960 m circa.


FOTO-MINIERA-CABERNARDI
Foto d'epoca (Museo Miniera di Cabernardi)


La vita degli abitanti di Cabernardi cambia


Il giacimento di zolfo di Cabernardi portò, per quasi un secolo, benessere e prosperità agli abitanti di Cabernardi e delle frazioni vicine. Nel periodo di maggiore attività la miniera diede lavoro a 2850 persone tra operai ed impiegati.

La vita del minatore era durissima e pericolosa, ma permetteva di portare più che il necessario alla famiglia. Spesso più componenti della famiglia lavoravano in miniera e secondo alcuni calcoli la paga di un minatore permetteva il sostegno economico di 11 familiari.

La Montecatini costruì case per i minatori e le loro famiglie, luoghi di ritrovo, una scuola, una cooperativa dove gli operai potevano comprare beni di consumo ad un prezzo migliore. Insomma, la vita in queste zone cambiò radicalmente e si pensava che le cose sarebbero andate avanti così anche per le generazioni successive e invece...


La crisi del 1952 e la rivolta dei "sepolti vivi"


L'attività della miniera proseguì florida per decenni fino a che, nel 1952, la Montecatini spedì 860 lettere di licenziamento. Pensate cosa avrebbe significato per i minatori e le loro famiglie: non solo perdere un lavoro sicuro, ma anche non poter tornare alle loro precedenti attività perchè i terreni ormai erano stati completamente rovinati non solo dagli scavi, ma anche dai procedimenti di lavorazione dello zolfo. Il fumo derivante dalla combustione (anidride solforosa) era talmente nocivo che nel raggio di vari chilometri la vegetazione era pressoché inesistente.


LETTERA-LICENZIAMENTO-MONTECATINI


E poi il dubbio era questo: era finito davvero lo zolfo oppure si preferiva acquistare lo zolfo americano a prezzi più competitivi? Si provò a chiedere all'azienda di fare ulteriori ricerche prima di procedere ai licenziamenti, ma la Montecatini non volle sentire ragioni ed esonerò perfino i lavoratori dai giorni di preavviso.

I minatori allora, appoggiati dai sindacati, reagirono e diedero il via ad una durissima protesta. Il 28 maggio 1952 nelle viscere della miniera di Cabernardi transitò un vagoncino sulla cui fiancata era stata apposta la scritta "COPPI MAGLIA GIALLA". Era quello il segnale convenuto per iniziare l'occupazione della miniera. Tutto il turno delle 22 aderì: erano in più di 200 che per 40 giorni rimasero nel sottosuolo a cinquecento metri di profondità


RIPRODUZIONE-VAGONCINO-COPPI-MAGLIA-GIALLA
Riproduzione vagone "Coppi Maglia Gialla"


La protesta, che accomunava i lavoratori in un certo senso di tutta Italia, ebbe una fortissima risonanza in tutta la penisola. Moltissimi giornali ne parlarono e Gianni Rodari ribattezzò i minatori "i sepolti vivi", una locuzione che è passata alla storia. Molti giornalisti evidenziarono anche i soprusi e le violenze che la Montecatini stava affliggendo ai familiari rimasti in superficie. 

Pensate che, come abbiamo letto negli articoli di alcuni giornali dell'epoca esposti al Museo della Miniera di Cabernardi, ad un certo punto venne impedito ai familiari dei minatori perfino di inviare loro messaggi. La Montecatini, per spingere i minatori a tornare in superficie, arrivò a spegnere l'illuminazione delle gallerie e l'impianto di ventilazione!!


GIORNALI-SEPOLTI-VIVI


Alla fine sembrò che si fosse raggiunto un accordo e i minatori, dopo ben 40 giorni, interruppero la protesta tornando in superficie. Sapete quale fu il risultato? Furono tutti licenziati in tronco e perfino denunciati per occupazione abusiva della miniera. Nel 1959 la Miniera di Cabernardi venne definitivamente chiusa: alcuni minatori furono trasferiti dalla Montecatini in altri siti, ma la maggioranza dovette emigrare all'estero. 

Cabernardi si ritrovò ad essere un villaggio fantasma, abitato ormai solo da persone anziane e donne nubili. Ci vollero anni perché i terreni limitrofi alla miniera tornassero a produrre. È interessante a questo proposito il cortometraggio "PANE E ZOLFO" di Gillo Pontecorvo che potete visionare qui di seguito: 



La storia di Cabernardi non vi ricorda molto lo sfruttamento che ancora oggi le grandi multinazionali operano a danno delle comunità in varie parti del mondo? Trovano giacimenti di petrolio o di minerali utili alle aziende chimiche e tecnologiche, sfruttano il territorio portando un apparente benessere alle comunità locali e poi se ne vanno lasciando i terreni distrutti e gli abitanti più poveri di prima!! Non si impara proprio nulla dal passato: nella nostra società l'egoismo e l'amore per il denaro sono alla base di tutto.


La Miniera di zolfo di Cabernardi oggi


Oggi è possibile visitare quel che resta della Miniera di zolfo di Cabernardi accompagnati da una guida (nel nostro caso la bravissima Michela) che vi racconterà la storia del sito e vi spiegherà al meglio come avvenivano lo scavo e la lavorazione del materiale. La visita dura circa un'ora.


CALCARONI-MINIERA-CABERNARDI
Calcarone

GALLERIA-MINIERA-CABERNARDI


Successivamente alla visita della miniera vi consigliamo di recarvi al Museo della Miniera di Cabernardi che, attraverso documenti e reperti originali, vi permetterà di approfondire la vicenda dei "sepolti vivi".


MUSEO-MINIERA-CABERNARDI

MODELLO-MINIERA-CABERNARDI

FORNI-GILL-MODELLINO-CABERNARDI

OGGETTI-MUSEO-MINIERA-CABERNARDI


Vi consigliamo inoltre di continuare la visita del Parco dello zolfo delle Marche passeggiando lungo le vie di Cabernardi e spostandovi poi in auto verso il villaggio operaio di Cantarino: in un prossimo post vi racconteremo perché meritano una visita entrambi.


VILLAGGIO-MINATORI-CANTARINO
Case minatori Villaggio Cantarino


È possibile acquistare un unico biglietto integrato che include la visita guidata alla miniera e l'ingresso al museo. Per orari e modalità di prenotazione vi rimandiamo alla pagina dedicata sul sito sassoferratoturismo

Ringraziamo lo staff dell'Ufficio informazioni ed accoglienza turistica di Sassoferrato e la cooperativa Happennines per averci fatto apprezzare al meglio la visita della Miniera di zolfo di Cabernardi e del relativo museo.


12 commenti:

  1. Non sapevo che l'estrazione dello zolfo avesse conseguenze negative per la flora circostante. Purtroppo però il progresso porta benessere e Si è appurato proprio nel caso di questa miniera. C'è sempre qualcosa da perdere in concomitanta delle vittorie.

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    1. Sì la natura è stata danneggiata perché in questa zona lo zolfo non veniva solo estratto, ma anche lavorato ad alte temperature...

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  2. Non conoscevo questo luogo e la sua storia, purtroppo terminata in modo così ingiusto e vergognoso. È proprio vero che questo tipo di vicende si ripetono sempre a scapito dei più deboli.

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  3. Spesso ciò che ruota intorno a giacimenti, miniere ed estrazioni si porta dietro storie di ingiustizie verso le persone e deturpazione del territorio. E' difficile avere un pensiero univoco e non rimanerne colpiti. Interessante luogo di memoria da visitare.

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    1. Sì oltre a visitare ciò che resta della miniera, è stato proprio interessante conoscerne la storia

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  4. Non conoscevo affatto la miniera di zolfo di Cabernardi nonostante sia appassionata di minerali. Purtroppo il destino di molte miniere in Italia è stato amaro e difficile da mandare giù e questo luogo non ha fatto eccezione, che dispiacere!

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    1. Eh sì, sono storie tristi sotto tanti punti di vista: sociale, economico, ma anche ambientale

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  5. Sono da sempre affascinata da questi luoghi e dalle sue storie, la miniera di zolfo di Cabernardi non l'ho ancora visitata ma lo farò sicuramente presto. Sara - Iris e Periplo Travel

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  6. La storia si ripete, a quanto pare! Stessa cosa successa nel 1981 sull'Isola d'Elba, dove le miniere di ferro furono chiuse, anche se ancora produttive, perché la società che ne posseva le concessioni, l’Ilva, spendeva meno comprando il ferro in Sud America e in Sud Africa.

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