La Risiera di San Sabba (Friuli Venezia Giulia)
Un luogo poco conosciuto, ma fondamentale per comprendere il nostro passato tra i Luoghi della Memoria in Italia, è la Risiera di San Sabba, l’unico campo di prigionia in Italia con in funzione un forno crematorio.
Per il campo era stata scelta una posizione strategica vicino al confine nord-occidentale trovandosi nella periferia di Trieste. Dopo l’armistizio del 1943 i territori del Friuli Venezia Giulia, di Pola e di Fiume non fecero più parte dell’Italia, ma venne costituita la Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico), diventando territori direttamente amministrati dal III Reich.
Come si può intuire dal nome, l’edificio era stato costruito per tutt’altro scopo e solo durante l’occupazione nazista venne destinato a varie funzioni legate alla prigionia e deportazione. Inizialmente venne utilizzato come campo di prigionia per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943. Dopo un paio di mesi divenne un campo di detenzione della polizia tedesca, destinato sia allo smistamento dei deportati verso i campi della Germania e dell’Europa orientale, sia al deposito dei beni razziati. Lo stesso campo era destinato anche alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, in particolare di partigiani e prigionieri politici italiani e slavi. Come spesso è accaduto, poco prima di scappare i nazisti hanno cercato di nascondere i loro crimini distruggendo parte delle prove, in primis il forno crematorio.
Per visitare la Risiera di San Sabba non serve prenotare, né si deve pagare un biglietto in loco in quanto vi è ingresso libero negli orari di apertura.
Spesso associamo erroneamente i campi di detenzione e sterminio esclusivamente all’estero e invece si trovavano anche da noi in Italia.
Scritto da Trottole in Viaggio
Il Binario 21 di Milano (Lombardia)
Tra i Luoghi della Memoria italiani merita senza dubbio il Memoriale della Shoah di Milano, conosciuto anche come “Binario 21”.
Da questa parte della Stazione Centrale solitamente adibita al trasporto postale e di merci, tra il 1943 e il 1945 partirono 20 convogli RSHA diretti ad Auschwitz- Birkenau, Mauthausen e altri campi di sterminio e di concentramento, o ai campi italiani di raccolta come quelli di Fossoli e Bolzano, carichi di uomini, donne e bambini “per la sola colpa di essere nati” o perché dissidenti politici.
Tra di loro ci fu anche la Senatrice Liliana Segre, che venne deportata appena tredicenne, rendendola la più giovane sopravvissuta in partenza da Milano nonché una dei soli 25 bambini italiani sotto i 14 anni sui 776 che furono deportati ad Auschwitz.
La Fondazione Memoriale della Shoah di Milano è nata con lo scopo di realizzare un luogo di memoria e incontro negli spazi sottostanti alla Stazione Centrale di Milano. Tra tutti i luoghi che in Europa sono stati teatro delle deportazioni, oggi il Memoriale è il solo ad essere rimasto intatto. Esso rende omaggio alle vittime dello sterminio e rappresenta un luogo in cui rielaborare attivamente la tragedia della Shoah: un luogo di commemorazione, quindi, ma anche uno spazio per costruire il futuro e favorire la convivenza civile. Il Memoriale vuole essere, infatti, un luogo di studio, ricerca e confronto: un memoriale per chi c’era, per chi c’è ora ma soprattutto per chi verrà .
“L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La Memoria vale proprio come vaccino contro l'indifferenza”. - Senatrice a vita Liliana Segre.
Scritto da Diario dal Mondo
Cimitero Monumentale di Milano (Lombardia)
Milano è la città principale della regione Lombardia. Importante nucleo economico d'Italia e seconda città per popolazione del Paese, punto di riferimento per la moda a livello mondiale, questa città custodisce un bellissimo centro storico ricco di numerose attrattive.
Una delle attrazioni di Milano si trova proprio nella zona centrale della città : il Cimitero Monumentale, che occupa un'area di 250.000 mq. Inaugurato ufficialmente nel 1866 su progetto dell'architetto Carlo Maciachini, è visitabile gratuitamente tutti i giorni (tranne lunedì). Dalla sua inaugurazione, è stato riempito con una lunga esposizione di sculture classiche e contemporanee, oltre a templi greci, imponenti mausolei, elaborati obelischi e altre opere originali, come una versione ridotta della colonna di Traiano. Più che un cimitero tradizionale, è considerato un museo a cielo aperto. Questo camposanto abbonda di bellissime tombe, depositate dal XIX secolo ad oggi, di alto valore artistico e culturale.
L'ingresso principale avviene attraverso il grande Famedio, un enorme edificio in stile neo medievale fatto di marmo e pietra che contiene le tombe di alcuni dei cittadini più onorati della capitale meneghina. Non appena entri, capirai che questo non è “solo un altro cimitero”. Al suo interno, i più illustri personaggi di ambiti molto diversi come Alessandro Manzoni (poeta), Carlo Forlanini (medico) o Giuseppe Verdi (musicista e compositore) giacciono in pace.
Il cimitero ha altri due ingressi, oltre a quello principale, per un semplice motivo: ognuno conduce alle tombe delle diverse religioni che vi sono sepolte. Uno di questi ingressi conduce alla zona ebraica, un Luogo della Memoria affascinante. È una sezione facile da riconoscere dal momento che le tombe e i mausolei non sono così clamorosi e la Stella di David è presente in ogni angolo. Anche qui si trovano opere di grande bellezza come il Cenotafio, un monumento commemorativo per coloro che dovrebbero trovarsi in un campo sacro e che, per qualche fatalità , non vi si trovano.
Durante i pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale e mentre la città resisteva ancora all'avanzata nordamericana, il Cimitero Monumentale di Milano fu utilizzato dagli stessi milanesi per nascondersi dalle bombe nelle loro cripte e mausolei. Sono circa 800 i milanesi classificati come ebrei, deportati nei campi di concentramento della Germania nazista.
Metti da parte l'idea che sia una visita macabra perché è un cimitero, la verità è che quello che troverai in ogni angolo di questo posto sacro di Milano ti rimarrà per sempre impresso nella mente e nel cuore!
Scritto da Wanderlust in Travel
Il Sacrario della Benedicta a Bosio (Piemonte)
La cascina della Benedicta o, meglio, quel che resta di questa enorme costruzione rurale nata come monastero, è situata nel comune di Bosio (Al), all'interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo in basso Piemonte, ma molto vicina al confine con la provincia ligure di Genova. Sono luoghi selvaggi, con rilievi di tipo appenninico, a tratti aspri che ben si prestarono durante i terribili anni della seconda guerra mondiale a dare rifugio ai partigiani ed ai renitenti alla leva.
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Monte Tobbio |
Del monastero benedettino della Benedicta non si conosce la data certa di fondazione, ma si trovano alcuni scritti del XI secolo che lo menzionano. Fu sicuramente il principale centro monastico di queste aree appenniniche ed un'importante luogo di sosta per i pellegrini ed i viandanti che da Torino o dal nord del Piemonte scendevano verso Genova ed il suo importante porto. Dopo vari passaggi di proprietà tra le principali famiglie nobili genovesi e quelle del basso Piemonte, l'abbazia perse la sua funzione con l'arrivo di Napoleone Bonaparte e la soppressione degli ordini religiosi. Venne così trasformata in un'enorme cascinale ad uso rurale ed alcune stanze furono occupate da membri della famiglia Spinola.
Nella II guerra mondiale in queste aree si installarono molti uomini della Brigata autonoma Alessandria e della III Brigata Garibaldi Liguria, quest'ultima aveva creato la propria intendenza nei locali dell'ex abbazia.
I tedeschi, forse per dare un forte segnale alla popolazione locale che aiutava i combattenti ed i giovani che avevano rifiutato la chiamata alle armi e che si nascondevano sull'Appennino Ligure Piemontese, decise di effettuare un rastrellamento nelle zone della Benedicta il 6 aprile del 1944. La battaglia si protrasse anche nei giorni successivi. Durante il rastrellamento molti giovani si rifugiarono dentro all'ex abbazia finendo così con il mettersi in trappola. Purtroppo si scoprì successivamente che molti di questi, oltre che essere molto giovani ed inesperti, erano anche mal equipaggiati e quindi impossibilitati a difendersi adeguatamente. Sono state ritrovate pistole dell'epoca Risorgimentale e semplici fucili da caccia che nulla potevano contro le più potenti armi dei nazi-fascisti. Solo poche persone, quelle che meglio conoscevano il territorio, riuscirono a scappare e mettersi in salvo.
Le forze tedesche e repubblicane provenienti da Genova ma anche da diversi altri comuni dell'Alessandrino circondarono e minarono l'edificio della Benedicta il 7 aprile 1944 facendolo esplodere. Il bollettino finale fu molto pesante: 147 giovani uccisi (circa metà morti nei combattimenti e gli altri fucilati a breve distanza dalla Benedicta o nei giorni successivi presso il Passo del Turchino dopo essere stati torturati ed interrogati). Quattrocento persone furono catturate nei rastrellamenti presso l'ex abbazia e nei cascinali della zona, ma anche utilizzando l'inganno. Venne infatti diramato un comunicato che avvisava i renitenti alla leva che se si fossero presentati spontaneamente presso il comando tedesco di Genova sarebbero stati graziati. Invece furono catturati e rinchiusi nelle carceri della città e poi deportati verso il campo di sterminio di Mauthausen. La metà di essi riuscirono a fuggire dal campo ed a salvarsi.
L'eccidio della Benedicta, che nelle menti dei suoi ideatori avrebbe dovuto radere al suolo l'ex abbazia ed annientare completamente le forze partigiane oltre che dare una lezione ai fiancheggiatori, ottenne invece l'effetto opposto. Alcuni dei partigiani che erano riusciti a scampare all'eccidio crearono nuove formazioni partigiane o si unirono ad altre esistenti e continuarono a combattere. Anche nella popolazione locale si accentuò l'avversione verso le forze tedesche e repubblicane.
Annualmente si commemora l’eccidio della Benedicta sui luoghi in cui si svolse; in passato anche alcuni Presidenti della Repubblica Italiana hanno presenziato all'evento. Nel corso degli anni è nata anche l'Associazione Memoria della Benedicta che ha il compito di ricordare il sacrificio di tanti giovani e quella che viene conosciuta come una delle più grandi stragi di partigiani nella storia della resistenza italiana. Oltre che curare un sito, l'associazione organizza anche manifestazioni ed eventi culturali come ad esempio la rassegna annuale “Benedicta Festival – Arte e manutenzione della memoria”. Lo scopo è quello di fare in modo che la memoria di questo eccidio non venga mai meno e che il sacrificio di questi giovani continui ad essere ricordato attraverso varie modalità d'arte e cultura. I testimoni di quell'epoca sono ormai tutti scomparsi ed attraverso questo festival culturale si vuole mantenere viva la memoria in modo che il passato non possa ripetersi.
Scritto da Giringiro
Un articolo che fa riflettere e capire quanto sia importante non dimenticare perchè purtroppo spesso la storia si ripete
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con te
EliminaA parte il cimitero di Milano, non conoscevo gli altri luoghi e la storia che ricordano. Sono di vitale importanza per non far mai dimenticare gli scempi che sono avvenuti.
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con te!
Eliminaconsiglio vivamente la risiera di San sabba e pure i luoghi di Milano. mentre non conoscevo il sacrario in Piemonte e la casa della memoria nelle Marche.... ottimi spunti per me. grazie mille
RispondiEliminaGrazie a te per essere passata...
EliminaSai che non li conoscevo questi posti, mi ha particolarmente colpito il Memoriale della Shoah di Milano.
RispondiEliminaSono contenta che siamo riusciti a darti qualche spunto...
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